lunedì 6 maggio 2013

Come proteggersi dalla RIMANDITE

L'unica risorsa veramente scarsa è il tempo.  Malgrado ciò tendiamo a sottovalutarla e siamo sempre pronti a rimandare un'azione seppure importante.
Vi sono momenti per riflettere accuratamente, ma vi sono anche momenti per agire e velocemente. Sappiamo che dobbiamo agire, ma non lo facciamo. Ad esempio sappiamo che fumare fa male, che una cattiva alimentazione influisce negativamente sul nostro organismo. Siamo consci dei problemi, ne vediamo gli effetti sui nostri amici, su noi stessi, però continuiamo ad agire sempre allo stesso modo. In un attimo di lucidità mentale focalizziamo il problema e decidiamo di fare qualcosa: ecco che invece di agire immediatamente tendiamo a rimandare la dieta al primo giorno utile del calendario. Hai mai sentito dire da amici che inizieranno la dieta a partire dal prossimo lunedì? Quanti invece indicano come il primo giorno del mese il giorno utile per smettere di fumare?

Ma cosa hanno di diverso il primo giorno del mese o il lunedì, dagli altri giorni? Pensate al primo gennaio: è un giorno favoloso dove convogliamo tutte le nostre "ripartenze" ed ha in se tutte le peculiarità che abbiamo descritto su, in più è il primo giorno del nuovo anno (pensa se capita pure di lunedì...).
A livello di logica razionale, questi giorni non hanno nulla di diverso, ma noi uomini siamo animali tendenti al razionale e quindi vediamo in questi giorni qualcosa di diverso. Innanzi tutto sono sempre posizionati nel futuro e mai nel presente. Anche quando decidiamo di iniziare una nuova dieta siamo alla ricerca di scuse per rimandare l'azione e diciamo "da lunedì starò a dieta". In questo modo mettiamo a freno la nostra coscienza ma sappiamo che questa benedetta dieta difficilmente la inizieremo il lunedì prefissato.
Sai perché succede questo? Perché siamo affetti da rimandite. Siamo cresciuti con i nostri genitori che decidevano per noi quale scuola frequentare, quali abiti indossare, quali amici frequentare. Anche la scuola ci impone alcune scelte: quali materie studiare e come studiare, in che tempi, cosa imparare a memoria e cosa capire. Di esempi ne potremmo fare ancora tanti. Sta di fatto che anche quando prendiamo una decisione netta tendenzialmente siamo propensi a rimandarne l'azione che ne deriva
Tutto ciò ci porta a perder tempo, stiamo immobili alla finestra a guardare che la nostra risorsa più importante ci passi davanti. Come si combatte la rimandite? 
Occorre creare un senso di urgenza che ti porterà dritto all’azione senza perdere ulteriore tempo. Ad esempio, se vogliamo dimagrire dichiariamolo ai nostri amici, impegniamoci pubblicamente con loro, facciamo con loro delle scommesse: se perdiamo, oltre alla scommessa, perderemo anche la faccia. La legge di Parkinson recita: «La durata di un lavoro
tenderà sempre ad allungarsi fino a occupare tutto il tempo a disposizione».
Se abbiamo tanto da perdere, ogni giorno sarà buono per avvicinarci alla meta. Non ci perderemo più in disquisizioni inutili su cosa fare prima. La libertà che abbiamo di scegliere, la trasformeremo nella libertà di agire.
Napoleone sapeva mettere sotto stress sia se stesso, sia tutti i suoi uomini. La sua mente era sempre energica e creativa, lavorava tantissime ore e se necessario non dormiva. Riusciva a dettare dodici lettere in contemporanea, a preparare le campagne militari nei minimi dettagli. Un’eventuale sconfitta sarebbe costata cara a lui e ai francesi.
I romani, in guerra, utilizzavano un sistema infallibile: la decimatio. Quando si voleva punire i soldati, si sceglievano le coorti divise in gruppi di dieci militari, a caso un soldato veniva ucciso dai suoi commilitoni per lapidazione o bastonate (la morte così procurata era dolorosa). I soldati rimasti in vita venivano fatti dormire fuori dall’accampamento e invece di frumento gli veniva dato da mangiare l’orzo. I soldati romani non arretravano mai, neanche quando era chiaro che avrebbero subito una sonora sconfitta. Se un soldato rallentava il passo, o si fermava, avrebbe poi fatto scattare la decimazione e i soldati che gli stavano dietro o lo spingevano avanti o lo ammazzavano loro stessi. La decimazione toccava a tutti, anche a chi possedeva i gradi o svolgeva compiti particolari. Siccome la decimazione riduceva di un decimo la forma militare fu messa in pratica poche volte, ma solo all’idea i soldati, in battaglia, avevano un atteggiamento risoluto.
I soldati non avevano scampo: o morivano sul campo di battaglia con onore, o morivano per decimazione. I nemici, impauriti da questa veemenza e forza d’attacco, venivano spesso messi in fuga, lasciando ai romani la vittoria fisica, ma soprattutto quella morale.
Alessandro Magno, in soli dodici anni, conquistò l’Impero Persiano, l’Egitto e arrivò a conquistare i territori ora del Pakistan, Afganistan e India settentrionale. Nella battaglia contro i Persiani, arrivato al porto, vide i suoi uomini girare le navi per essere pronti alla fuga, nell’eventualità di una sconfitta. Fece incendiare tutte le navi e prima di muovere guerra disse loro che l’unico modo per tornare a casa sarebbe stato quello di sconfiggere i nemici e impossessarsi delle loro navi. Andò esattamente in questo modo. 
Sun Tzu scrisse: «Al nemico accerchiato, lascia una via di fuga». Sapeva che se il nemico ha una via di fuga può ritirarsi, altrimenti lotta fino alla morte sul campo di battaglia.

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