mercoledì 26 giugno 2013

Il falso mito della rappresentanza nelle democrazie

L'articolo 1 della Costituziona Italiana recita: "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Ma quali sono i limiti che impone la costituzione? E' possibile esercitare una sovranità con dei limiti? Inoltre, come fanno circa 50 milioni di persone a esercitare la sovranità riunendosi in assemblea?

Il metodo più utilizzato è quello detto di "rapresentanza" cioè il popolo sovrano attribuisce poteri di decisione a organi costituzionali che vengono eletti dai cittadini italiani. Questi organi, forti del voto, prendono decisioni in nome del popolo italiano.

Ma questa rappresentanza politica ha veramente radici nella realtà o è solo una trovata ideologica?

In realtà, cos'è la rappresentanza? Cosa succede quando il decido di farmi rappresentare da un'altra persona in un affare privato?

Se ad esempio voglio vendere un bene e indico a rappresentarmi una terza persona, questa rappresentanza produce per me effetti giuridici sia a mio favore che a mio discapito. Per questo motivo io do al mio rappresentante delle indicazioni precise che dovrà seguire pena l'invalidità degli atti da lui compiuti. Cioè il rappresentante non potrà agire fuori dal mandato che gli ho conferito.

Cosa succede invece nel caso politico? I politici hanno dei poteri che sono fissati direttamente dalla Costituzione e dalle leggi (che loro stessi promulgano) che non vengono conferiti dal popolo. Non solo, oggi come oggi, chi elegge i politici non può scegliere tra 50 milioni di persone ma deve farlo in base ad una ristretta rosa decisa da un segretario di partito. A queste persone il cittadino non può dare un incarico preciso e definirne ipoteri. 

L'art. 67 della Costituzione Italiana  dice che "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Da notare che "rappresenta la nazione", nemmeno il popolo.

Noi popolo italiano siamo uno strano sovrano: ci limitiamo a scegliere coloro che eserciteranno il potere tra un o sparuto gruppo di persone, nominati da un capo di partito, senza poi poterli né controllare, né indirizzare.

Anche un altro fattore è molto importante in questo comuffamento di rappresentanza: il tempo. Noi popolo italiano possiamo avvalerci della nostra sovranità ogni cinque anni.

Ecco perché le leggi elettorali sono importanti e anziché andare in piazza per la squadra del cuore, dovremmo andare in piazza per far valere i nostri diritti.

martedì 25 giugno 2013

4° passo per fare carriera: ACQUISISCI LE CAPACITA' RICHIESTE E MOTIVA I COLLABORATORI.


Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' IL QUARTO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.



ACQUISISCI LE CAPACITA' RICHIESTE E MOTIVA I COLLABORATORI

Se hai ottenuto la promozione, ma non hai le capacità per espletarla, presto perderai la faccia e la posizione. Se non puoi camminare, non correre. Inizia a correre solo quando avrai imparato a camminare bene.
Devi svolgere bene il tuo lavoro, se non lo sai fare bene lascia stare tutto e cerca di galleggiare nel mare aziendale per non annegare. Se invece, come spero, sei capace a svolgere il tuo lavoro devi ora apprendere quelle capacità che ti occorrono per svolgere il tuo futuro lavoro: quello di capo. Del tuo lavoro devi sapere tutto, quindi devi sapere più di ogni altra persona in azienda. Non c’è gloria se non c’è impegno e dedizione. Ripeto, del tuo lavoro devi sapere tutto, ma proprio tutto.

Autostima
Prendi il tuo talento e sviluppalo fino a diventare il più bravo di tutti. Nessuno in azienda deve potersi avvicinare a te senza aver paura di fare una figuraccia. Verranno da te per chiedere consiglio e non più perché sei un impiegato generico.
Cosa ti piace fare? Ti intendi di software, di reti, di sistemi? Sei un appassionato della finanza, conosci più lingue, sei fissato per il marketing, hai studiato PNL? Qualsiasi cosa che sprigiona il tuo talento ti porterà dritto alla promozione. Qualsiasi cosa ti piaccia fare deve essere: gradevole, di attualità e specifica.

Essere il capo significa stare sempre un passo avanti a tutti, pensare in maniera autonoma e creativa, possedere energia per portare avanti i progetti con determinazione.
Il capo deve auto motivarsi e motivare tutta la sua squadra, auto gratificarsi e gratificare gli altri. Il capo spesso è solo e nella sua solitudine deve cercare soluzioni per tutti. Studia, agisci e poi raddrizza il tiro: ricorda che se sai dove sparare prima o poi colpirai il bersaglio. Per stare davanti a tutti devi possedere una visione d’insieme e saperla proiettare nel futuro.

La tua bravura sarà quella di alimentare il senso di appartenenza del gruppo. La vittoria privata di ogni tuo collaboratore deve corrispondere alla vittoria di tutto il gruppo.
Trasforma i tuoi contendenti in nemici e guida i tuoi uomini come se dovessi combattere una guerra santa. Se offri un nemico, se l’essere uniti porta più gratificazioni che agire solitariamente, gli interessi di gruppo prevalgono su quelli personali.
Devi continuamente emozionare i tuoi collaboratori. Non è con la ragione che conquisterai i loro cuori. Se riesci a trasmettere al tuo gruppo forti emozioni, a loro volta le trasferiranno ai clienti. Devi farlo continuamente, perché quando le cose vanno bene e sono organizzate, i tuoi collaboratori tendono a rilassarsi. Il rilassamento va combattuto con lo slancio continuo; non devi permettere a nessuno di frenare il movimento emozionale che hai innescato. Cerca sempre la leva per motivare i tuoi collaboratori. La prestazione di un collaboratore è data dal prodotto tra le competenze e la motivazione.

lunedì 24 giugno 2013

Come sviluppare il proprio talento


Innanzi tutto partiamo con il piede giusto: qual è il tuo talento? Cosa ti piace fare?
Ti piace scrivere, disegnare? Sei appassionato di software, di finanza?
Qualsiasi cosa ti piaccia fare e che sprigiona il tuo talento ti porterà dritto verso il successo! 
Questo significa che devi porre molta attenzione nello scegliere cosa ti piace fare veramente e cosa invece pensi che ti piaccia.


 Innanzi tutto, quello che ti piace fare deve essere:
  • gradevole;
  • attuale;
  • specifico.
Gradevole, perché prima o poi incontrerai delle difficoltà, dei problemi di difficile soluzione. In questi momenti la differenza la farà la passione, la tua capacità di automotivarti. Se fai una cosa che ti piace non ti annoierai e potrai sprigionare tutta l’energia potenziante che è dentro di te.
Attuale, perché viviamo in un’era che divora tutto in poco tempo. La fame di conoscenza è altissima, i tempi di realizzazione e di utilizzo sono sempre più brevi. Se fai qualcosa che non è attuale, bensì superata, rischi di essere etichettato come un nostalgico, mentre se fai qualcosa che ancora la società non è pronta a capire rischi di essere considerato un visionario.
Specifico, perché nel tuo lavoro devi diventare il più bravo di tutti! Nessuno deve conoscere la materia meglio di te. A lavoro, nessuno deve avvicinarsi a te senza paura di fare una figuraccia.
Per essere il più bravo non puoi soltanto fare ricorso alla tua esperienza: devi imparare leggendo, studiando, approfondendo argomenti specifici. Molti sono vittima del paradigma che si impara meglio dall’esperienza.
L’esperienza ci aiuta a capire e modificare le nostre azioni, ma cosa succede quando dobbiamo apprendere qualcosa che va al di là della nostra esperienza? Qualcosa che non possiamo sperimentare direttamente? Inoltre se ciò che facciamo (esperienza) avrà un risvolto nel futuro, come faremo a capire di aver commesso un errore o di aver fatto bene? Lo sapremo soltanto quando arriverà questo futuro. Nel frattempo continueremo a sbagliare o fare bene senza saperlo?
L’apprendimento dall’esperienza è un’illusione. Certamente noi apprendiamo meglio dall’esperienza ma non riusciamo a verificare le conseguenze delle nostre azioni se queste influenzeranno il nostro futuro.
Per questo motivo devi apprendere studiando, leggendo tantissimi libri, informandoti su nuove idee, tecnologie, imparare a utilizzare l’immaginazione.

venerdì 21 giugno 2013

Decidere è un grande potere


Ti sei mai chiesto perché due persone, di fronte allo stesso problema, reagiscono in maniera diversa? Perché uno si arrabbia, sbraita, urla, mentre l’altro mantiene la calma?
Se la domanda ti incuriosisce continua a leggere per scoprire perché ciò accade.
La decisione che prendiamo per rispondere a un problema delinea la qualità della nostra vita. Decidere è un grande potere ma non sappiamo controllarlo, nessuno ci ha insegnato a farlo. Ci troviamo così a prendere decisioni su basi infondate, su preconcetti, su abitudini e attitudini fuorvianti. Questo grande potere lo buttiamo via per la nostra deleteria attitudine a credere in cose che non conosciamo affatto.
I politici, i media, le religioni, gli uomini di marketing, i collaboratori, gli amici, i familiari, chi in buona, chi in cattiva fede, cercano tutti di indurci a decidere secondo le loro esigenze.
Cadere in queste trappole è facile: fanno tutte leva sulle nostre emozioni. Le emozioni sono più veloci del pensiero razionale e ci impongono una reazione istantanea. La nostra parte emotiva guida le decisioni che prendiamo giornalmente in stretta sinergia con quella razionale. Questo connubio crea e libera in noi energie immense: sta poi a noi indirizzarle nella giusta direzione. Queste energie possono ritornarci utili o limitarci nella nostra esistenza quotidiana.
L’Aikido Mentale, interviene proprio nel momento in cui un’emozione monta. Questo metodo ti aiuta a controllare le emozioni che possono portarti a decisioni sbagliate procurando un senso di malessere psicologico

Con l'audiocorso Aikido Mentale imparerai a rielaborare le emozioni indirizzandole nella direzione per te più potenziante, ti abituerai a ottimizzare la circolazione emotiva. Imparerai a equilibrare le emozioni sia penose che esaltanti, per raggiungere uno stato dinamico di benessere psicologico.

Clicca qui per saperne di più: 

giovedì 20 giugno 2013

E' un semaforo o una rotonda?


A primo acchito potrebbe sembrare una domanda retorica, frivola e priva di significato. Una di quelle domande che lasciano a bocca aperta. Quando pongo questa domanda, durante un colloquio di lavoro o durante una discussione con amici, mi accorgo che lascio il mio interlocutore interdetto.
A me serve sia per interrompere il modulo del soggetto con il quale parlo, sia per approfondire l'argomento.
E' un metodo che ho adottato soprattutto per capire se la soluzione che ho trovato al problema è valida o meno.
Quando ho un problema cerco solitamente tre soluzioni diverse. Poi le analizzo una per una e, infine, per sceglierne una mi pongo la seguente domanda: è un semaforo o una rotonda?
Se la soluzione è un semaforo la scarto e passo alla successiva, finché la risposta sarà: è una rotonda.
Cosa differisce la soluzione semaforo dalla soluzione rotonda? 
La soluzione semaforo porta sì a raggiungere l'obiettivo, ma con costante ed enorme utilizzo di energia. Occorre fare manutenzione periodica, che a volte costa di più del beneficio.
Al contrario, la soluzione rotonda, risolve il problema alla base e non necessita di manutenzione, se non di quella ordinaria.Il traffico fluisce da sé senza alcun aggiustamento o ritaratura e diminuiscono gli incidenti.
Con la soluzione rotonda approdi a soluzioni sistemiche e ti abitui a pensare per grandi sistemi e non per piccoli intervalli di essi.
Ad esempio, se devi studiare per superare un esame universitario, poniti la domanda:il mio metodo di studio di questa materia è un semaforo o una rotonda? Se la risposta è rotonda, allora devi cambiare metodo. Passi troppe ore a rileggere ciò che hai letto? Passi troppo tempo a mandare a memoria tutto? Dopo dieci giorni hai dimenticato tutto? Allora sei nella soluzione semaforo. Hai bisogno di ripetere giornalmente delle azioni per poter studiare o ricordare i concetti fondamentali. 
Per passare ad una soluzione rotonda devi applicarti e cambiare metodo, forse troveresti interessante apprendere come leggere più velocemente o come memorizzare un elenco di punti tramite associazione. 
Io ho capito che i professori all'esame chiedono quello che insegnano a lezione, né più ne meno. Se poi utilizzi le stesse parole e gli stessi esempi hai fatto bingo. Così dallo studiare interi libri e sottolineare piccole note (soluzione semaforo), sono passato ad ascoltare con attenzione le lezioni, annotare gli esempi e individuare delle parole chiave. Qual è il sistema dietro questa soluzione? I professori sanno ciò che insegnano, siamo noi che diamo più importanza alla loro posizione e pensiamo di dover conoscere i dettagli. Ripeto, loro sanno ciò che insegnano, né più, né meno.
Nell'ebook Aikido Mentale scopri un metodo per affrontare le difficoltà della vita, ma soprattutto per individuare le migliori risposte ad esse.

mercoledì 19 giugno 2013

Come ottenere risultati seguendo i principi naturali


Puoi ottenere dei risultati sia seguendo la strada dell’apparenza, sia quella della sostanza. Oggi tendiamo a divinizzare i personaggi pubblici: attori, cantanti, calciatori. Tutti bravi, belli e ricchi. Per accorgerci poi che sono esseri umani, con debolezze e paure, e né la fama, né la ricchezza riescono a riempire quel senso di vuoto che si prova quando viviamo lontani dall’essenza dei principi naturali. Come spiegarci diversamente tanti suicidi di persone famose?
La ricchezza, la notorietà e il potere possono aiutarci nel condurre una vita felice, ma non possono in nessun caso sostituirsi ai principi naturali.
I principi infondono forza d’animo e fiducia, sono una guida nel cammino della nostra vita. L’ebook “Fare Carriera in 7 Giorni” è ricco di tecniche e consigli pratici su come comportarti, sulle capacità che devi acquisire e sulle credenze che devi sviluppare. Tutto l’ebook è imperniato su due principi naturali: quello della crescita e quello del potenziale.
Vi sono delle regole base decise dalla natura che non possiamo infrangere. Per raccogliere un frutto il contadino deve preparare il terreno, piantare il seme, annaffiare e potare, poi quando la pianta è pronta, raccogliere i frutti del suo lavoro. Può, a suo aiuto, utilizzare nuove tecnologie, allestire una serra, ma il processo di crescita non può saltarlo. Un bimbo di dieci anni non può assumere l‚incarico di guidare un’azienda complessa. Può essere intelligente, capace, ma non può assumersi una tale responsabilità.
Ogni dieci anni raddoppiamo il nostro sapere e il processo di crescita culturale richiede più tempo e specializzazione. Tra lauree, master e specializzazioni, i ragazzi si immettono nel mondo lavorativo all’età di trentanni.Il principio della crescita deve accompagnarti per tutta la vita. Non devi mai pensare di essere arrivato, di non poter più apprendere nulla, di non poter cambiare idea.
Il principio della crescita è dinamico: quando pensi di aver capito, scopri nuovi scenari da esplorare, nuove vie da percorrere.
Strettamente connesso a questo principio c’è quello del potenziale. Intimamente sappiamo che possiamo crescere e sviluppare le nostre attitudini. Sappiamo di poter migliorare ed esprimerci così al meglio. Il raggiungimento di un obiettivo sviluppa un più alto limite di potenziale. Questo vale sia per singoli individui che per intere nazioni. Il progresso, che oggi viviamo, affonda le radici nel potenziale lasciatoci in eredità dai nostri genitori; noi lasceremo ai nostri figli un potenziale superiore.
Cercare di eludere i tempi per la crescita ti porta a farti carico di incombenze che non avevi previsto e quindi a perdere ulteriore tempo prezioso. Quando pianifichi una crescita, che sia personale o professionale, poni molta attenzione ai tempi previsti.
Le scorciatoie possono portarti al successo prima del previsto ma sicuramente ti faranno cadere anche prima del previsto. Ho visto tantissime persone fare carriera velocemente per poi precipitare ai primi segni di difficoltà. La loro crescita era stata troppo veloce e non avevano ancora costruito bene le basi del loro lavoro.

martedì 18 giugno 2013

3° passo per fare carriera: COMPORTATI COME SE FOSSI GIA' STATO PROMOSSO.


Angelo Emidio Lupo

QUESTO E' IL TERZO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.



COMPORTATI COME SE FOSSI GIA' STATO PROMOSSO

Il primo comportamento che devi assumere è vestirti come chi sta nella posizione che vuoi occupare. Pensi che sia un oltraggio alla tua personalità? Pensi che puoi fare carriera anche senza
conformarti al ruolo? Sì che puoi, ma le possibilità di riuscita si riducono drasticamente. Chi deve  decidere se promuoverti deve valutare vari aspetti della tua personalità, pensi che escluda da tale
valutazione l’abbigliamento? Se vesti male o in maniera non conforme al ruolo, come potrai essere di esempio ai tuoi subalterni?
Posizioni percettive
Il mio lavoro consiste anche nel colloquiare i candidati per ruoli come venditori, addetti al call center, ruoli di amministrazione, designer, responsabili di reparto, responsabili dirigenziali ecc.
Scarto sempre coloro che si presentano al colloquio con scarpe sporche, capelli in disordine, vestiti malandati.
Non è solo un problema di forma ma anche di sostanza. Chi è a capo di un gruppo, sa benissimo che ha gli occhi puntati addosso. Sente la responsabilità, la fa propria e sa benissimo che se lui per primo non veste bene non può certo chiederlo ai collaboratori.

Più sali di livello, più devi pensare distaccandoti da te e devi immedesimarti nel ruolo. Questo ti porta a non chiacchierare di chicchessia ma a essere specifico, a non sparlare, a essere più riflessivo e preciso negli interventi. Impara tutto del tuo lavoro: tu sei l’esperto e nessuno deve poter svolgere il lavoro meglio di te. Hai tanti modi per farlo: puoi osservare colleghi anziani, leggere libri, informarti su Internet. Qualsiasi cosa va bene, purché tu lo faccia.

Dai la sensazione di aver compiuto il salto di qualità: da crisalide sei diventato farfalla. Pianta il seme nella mente dei tuoi capi e dei tuoi collaboratori, non passerà molto tempo ed esso germoglierà. Pensi che sia difficile? Se vuoi la promozione queste sono le regole base a cui dovrai attenerti. Quando avrai ottenuto la promozione capirai che è difficile mantenerla. Chi ti ha promosso ha aspettative e ti chiede risultati.
Per fare ciò devi conoscere le problematiche aziendali, affrontarle e offrire delle soluzioni vantaggiose. A questo punto potresti chiedermi: «Chi sono io per pensare come il capo e addirittura offrire soluzioni vantaggiose?» Se vuoi fare carriera, e quindi diventare capo, prima o poi dovrai ragionare da capo, quindi perché aspettare? Prendi in mano il tuo destino e agisci subito: pensa, rifletti e, soprattutto, agisci.

Per fare carriera devi apprendere la capacità di auto motivarti. Come il capo anche tu devi cercare dentro di te le motivazioni che ti portano a raggiungere l’obiettivo. Nello stilare il tuo piano di sviluppo personale hai già definito il tuo obiettivo a lungo termine ma, come avrai capito, definirlo è una cosa, raggiungerlo è tutt’altra. Infatti dovrai fare dei sacrifici, dovrai studiare, dovrai pensare, dovrai usare l’immaginazione. Dovrai combinare la motivazione con la disciplina.
Gli atleti che partecipano alle Olimpiadi si preparano e si allenano per quattro anni, giorno dopo giorno. Finalizzano i loro sforzi a pochi minuti, quelli in cui si giocano tutto. Cercano e trovano dentro di loro le motivazioni giuste. Questo fuoco deve ardere anche dentro di te e ogni giorno va alimentato. Durante gli anni avrai momenti di sconforto e per superare questi momenti devi essere appassionato sia del tuo lavoro, sia dell’obiettivo da raggiungere. La determinazione deriva dalla tua motivazione (motivo per agire).



lunedì 17 giugno 2013

Come gestire i gruppi all'interno dell'azienda


Se l’azienda in cui lavori è abbastanza strutturata ti troverai a far fronte a esigenze di diversi gruppi.
Ogni gruppo tenderà al dominio sugli altri creando così una competizione interna, e tale competizione si estenderà anche ai suoi membri. Questa lotta nasce dalla volontà di stabilire chi controlla il potere ed è inevitabile.
Tu puoi però essere diverso, puoi differenziarti. Appartenere a un gruppo è come appiccicarsi addosso un’etichetta: sarai protetto e riuscirai a svolgere bene il tuo lavoro, però sarai anche vittima di esso e non potrai crescere oltre il limite che il gruppo stesso si auto impone.
Per riuscire in ciò sviluppa un senso di osservazione e non farti imbambolare da chi afferma di non essere interessato al controllo. Anzi, inizia subito a nutrire dei dubbi su queste persone e osservale da vicino.
I gruppi offrono protezione e vita tranquilla, ma allo stesso tempo limitano il tuo operato. Impara subito a controllare le relazioni tra i gruppi e a porti in maniera trasversale per sfruttare tutto il loro potenziale e spingerti verso un avanzamento di carriera.
Per controllare i gruppi e quindi emergere, differenziarti e attirare l’attenzione su di te, devi agire solo dopo aver studiato attentamente l’ambiente lavorativo.
Se l’ambiente di lavoro è altamente performante e il capo lascia spazio a persone che sanno prendersi la responsabilità delle loro azioni, allora devi agire velocemente, prendere in mano la guida del tuo gruppo e condurlo alla vittoria finale. Il tuo gruppo dovrà essere il primo riguardo ad aspetti come: performance, innovazione, gestione, controllo. Devi cioè “prendere il controllo in maniera aggressiva“.
Se invece il tuo capo è dispotico, sa tutto lui, vuole mettere il naso su ogni questione, non passa giorno che non valorizzi il suo operato e metta in discussione i suoi subalterni (insomma di quelli che quotidianamente urlano “Solo io posso prendere decisioni” o “Se non ci fossi io, dove andremmo a finire!”), allora dovrai agire con furbizia.
Il ruolo di despota lo lasci al tuo capo; tu però devi ricoprire il ruolo del conciliatore e mediatore. Il capo, a seconda delle problematiche quotidiane, tuonerà contro un gruppo anziché un altro. Tu dovrai restare sopra le parti, coordinare i reparti e accrescere così la tua personalità e leadership morale, indirizzando la loro energia nella direzione da te scelta. Questo si chiama controllo passivo e rappresenta la forma di dominio più elevata.
In entrambi i casi tu accresci il tuo carisma e le persone ti riconosceranno come leader e si creeranno aspettative nei tuoi confronti. Agendo in questo modo sarai tu a scegliere il giusto posizionamento in azienda e ad agire in maniera consapevole per raggiungerlo.

giovedì 13 giugno 2013

Intelligenza spirituale: una guida per tutte le altre intelligenze umane.

L'intelligenza spirituale è la più importante tra le intelligenze umane perchè è quella che indica la direzione a tutte le altre. 

L'intelligenza spirituale aiuta a selezionare le cose che nella vita contano realmente. Ci rende capaci di capire che siamo parte di un progetto più ampio.

E' una caratteristica unica del genere umano, è strettamente legata al nostro desiderio di trovare un significato, una priorità, un senso a tutto ciò che occupa un posto importante nella nostra mente umana.  

I sogni, i desideri, le opportunità, i valori, i principi, la fede, sono tutti figli della nostra intelligenza spirituale.

I grandi uomini di oggi e del passato hanno sviluppato un'intelligenza spirituale superiore, oltrepassano la lorointelligenza emotiva, si allontanano dalla quotidianità materialistica per approdare ad una dimensione più completa, più creativa, più potente e più saggia.

Esempi come Gandi e Madre Teresa di Calcutta sono ancora vivi nella nostra memoria. Il primo ci ha insegnato la strategia della non violenza, mentre la seconda curava i malati con una fede incrollabile.




mercoledì 12 giugno 2013

Recensione Fare Carriera in 7 Giorni


Lotta contro le opinioni dominanti, insegnamento di Henry Ford.

Questo è il terzo appuntamento che trae degli insegnamenti importanti dalla biografia di Henry Ford.

Dopo aver venduto la sua prima vettura, Henry nel 1896 inizia a lavorare alla sua seconda vettura, non abbandonò il lavoro che gli offriva delle garanzie: “durante tutto questo tempo conservai la mia posizione nella compagnia di elettricità e a grado a grado fui  promosso ingegnere  con lo stipendio di cento e venticinque dollari al mese”.

Il suo superiore lo spronava a dedicarsi solo all'elettricità e non al gas in quanto questa era il futuro! Ford però va avanti per la sua strada, convinto che il gas sarà il futuro dell'autovettura perché dava ad essa più autonomia e maggior raggio d'azione: “Io non vedevo l’utilità’ di sperimentare questa forza motrice per il mio scopo. Una vetturetta da strada maestra non poteva essere fatta correre senza un sistema di fili elettrici, anche se i fili elettrici fossero stati meno costosi; né era in vista alcuna batteria d’accumulatori che potesse riuscire pratica per il peso. Una vetturetta elettrica doveva di necessità essere limitata nel raggio d’azione”.
Henry si trova così di fronte ad una scelta, infatti la compagnia elettrica gli offre il ruolo di sovrintendente generale ma all'unica condizione di abbandonare i progetti sull'automobile a gas. “Io dovevo scegliere tra il mio lavoro e la mia automobile. Io scelsi l’automobile… abbandonai il mio posto il 15 agosto 1899 ed entrai nell'industria dell’automobile”. Fece questa scelta all'età di 36 anni, lo stesso Edison lo incoraggiò ad andare avanti per la sua strada.
Si può considerarlo un passo ardito perché io non avevo mezzi personali. Tutto il denaro che potevo risparmiare nella mia vita era adoperato negli esperimenti. Ma mia moglie era d’accordo con me che l’automobile non poteva essere abbandonata… non c’era richiesta di automobili sul mercato: non ce n’e’ mai per un nuovo articolo… ".

INSEGNAMENTO: lotta contro le opinioni dominanti. 
In quel periodo l'opinione dominante era che l’automobile fosse un capriccio per soli ricchi e veniva visto solo come mezzo per corse sportive veloci. Henry dice: “l'industria era distolta a far vetture veloci anziché vetture buone”.


INSEGNAMENTO: non mettersi agli ordini degli altri. 
Con venture capital: nasce la “Detroit automobile company” per lo sfruttamento della prima vettura Ford.
La società è costituita da un gruppo di uomini d’affari ed Henry ne è l'ingegnere capo e detiene solo una  modesta partecipazione agli utili. Sfortunatamente, la società andò presto in bancarotta, ma Henry non si fece certo fermare da un simile ostacolo: "tutto il pensiero dell’azienda consisteva nel raccogliere ordinazioni e nel ricavare per ogni vettura il maggior prezzo possibile. L’idea dominante sembrava essere quella di ghermire il denaro”. 
Aggiunge: Trovandomi senza alcuna autorità tranne quella che mi dava la mia posizione di ingegnere, io dovetti riconoscere che la nuova compagnia non era il veicolo col quale potevano attuarsi le mie idee, ma solo un consorzio per fare denaro… che non faceva molto denaro… nel 1902 mi licenziai determinato a non mettermi mai più agli ordini degli altri”. 

martedì 11 giugno 2013

2° passo per fare carriera: CREA LA TUA CREDIBILITA' ALL’INTERNO E ALL’ESTERNO DELL’AZIENDA


Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' IL SECONDO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.

CREA LA TUA CREDIBILITA' ALL’INTERNO E ALL’ESTERNO DELL’AZIENDA

Cerca subito di capire in che ambiente lavori, chi sono i capi, chi decide veramente, quali relazioni intraprendere e con chi. 
Se l’azienda è abbastanza strutturata ti troverai a far fronte a esigenze di diversi gruppi. Ogni gruppo tenderà al dominio sugli altri creando così una competizione interna. 
Tale competizione si estenderà anche ai suoi membri. Questa lotta nasce dalla volontà di stabilire chi controlla il potere ed è inevitabile.

Gap tangibili e intangibiliTu devi però essere diverso, cioè devi differenziarti. Appartenere a un gruppo è come appiccicarsi addosso un’etichetta. Sarai protetto e riuscirai a svolgere bene il tuo lavoro, però sarai anche vittima di esso e non potrai crescere oltre il limite che il gruppo stesso si auto impone. Per riuscire in ciò devi sviluppare un senso di osservazione e non devi farti imbambolare da chi afferma di non essere interessato al controllo. Anzi inizia subito a nutrire dei dubbi su queste persone e osservale da vicino.

Appena entri a far parte di un gruppo lavorativo, devi subito creare la tua credibilità e far sì che il giudizio su di te sia positivo. Se stai pensando: «Me ne infischio dei giudizi di altri» stai commettendo un errore: non puoi pretendere che i tuoi collaboratori non ti giudichino, ma puoi influenzarli con consapevolezza. Non fare come lo struzzo, non mettere la testa sotto la sabbia; alza la testa e gestisci la situazione.
Ho tanti amici che a questa affermazione controbattono dicendo che non hanno bisogno di apparire credibili, lo sono e basta; per loro è un dato di fatto. Non hanno alcuna voglia di comunicare laloro credibilità all’esterno. Se anche tu sei vittima di questo atteggiamento mentale devi immediatamente cambiarlo. Ovviamente non sto contrapponendo l’apparire all’essere, e quindi non ti sto dicendo che devi apparire credibile ma non devi coltivare la credibilità. Non andresti molto lontano e, questione di tempo, capirebbero il tuo inganno. Sto dicendo che come prima cosa devi essere una persona credibile e poi, cosa anche importante, devi comunicare la tua credibilità. Non dare per scontato che siccome sei credibile, tutti pensino che tu lo sia.
Se vuoi fare carriera devi piacere a più persone possibili e quindi devi crearti uno stile che ti differenzia dalla massa. Sei un leader, un accentratore di uomini e di idee, non un artista solitario e stravagante alla ricerca di nuove emozioni e sensazioni da trasformare in arte. Qualsiasi cosa scegli non devi assolutamente passare inosservato. Ovvio che con ciò non intendo dire che devi tingerti i capelli di verde o portare un grosso anello al naso, intendo dire che devi distinguerti dalla massa con garbo ed eleganza, ma comunque devi distinguerti. Se tutto ciò lo fai con eleganza, garbo e gusto, gli altri non capiranno cosa ti distingue ma percepiranno che sei diverso, anzi direi migliore.

lunedì 10 giugno 2013

Come individuare e allontanare i killer psicologici...


Per mantenere in ordine un giardino devi estirpare le erbacce. E’ una lotta continua, più erbacce estirpi, più ne crescono. Sbucano fuori dal nulla, bastano pochi giorni e eccole lì pronte ad aggredire le piante ornamentali e l’erbetta.
Come in un giardino, anche nella nostra mente nascono nuove erbaccei cosiddetti pensieri limitanti, che inibiscono le nostre azioni e depotenziano la nostra motivazione. Nel mio ebooket “Motivazione, la chiave per il successo”, spiego come superare questi ostacoli autoimposti.

Scopri le motivazioni potenzianti
Ai nostri pensieri limitanti si aggiungono quelli che io chiamo i killer psicologici, persone che scavalcano lo steccato del nostro giardino e piantano i semi delle erbacce. Alcuni lo fanno senza esserne consapevoli, mentre altri sono dei killer patentati, dei veri cecchini armati di fucile di precisione e cannocchiale a infrarossi. Ogni giorno sono in azione per ammazzare speranze e desideri.
Il nostro vivere quotidiano è pieno di tentativi di assassinio psicologico, camuffati in buoni consigli di vita. Ti è mai capitato di essere euforico per una nuova storia d’amore? Quanti ti hanno dato la loro benedizione e quanti ti hanno consigliato di andarci piano? A me dissero: “Non vale la pena innamorarsi, guarda me, ho fatto tanti sacrifici per poi trovarmi qui solo e divorziato; goditi la vita finché puoi”. Per fortuna non ho dato seguito a quel consiglio, amare una persona penso sia la cosa più bella che possa capitare nella vita. La persona che mi disse quelle parole mi intenerì, nella sua vita aveva avuto un’esperienza negativa e a modo suo cercava di proteggermi da una futura delusione. Aveva creato una convinzione innamoramento=abbandono. Questa convinzione voleva inculcarla anche a me, voleva inconsciamente avvertirmi, ma a sua insaputa si era trasformato in un killer psicologico e mi aveva bombardato con le sue credenze.
Anche i nostri genitori, i nostri partners, i nostri insegnanti, i nostri amici, involontariamente si armano e sparano contro di noi i loro insuccessi.
Veniamo ora ai professionisti del settore, ai cecchini infallibili. A differenza delle persone che ci stanno vicini e che ci sono care, questi vanno individuati e allontanati il prima possibile. Se gli consenti di entrare nella tua vita, presto ti toglieranno la linfa vitale. Minano alla base la nostra autostima.
Come riconoscerli?
Innanzi tutto sono persone superficiali, parlano del più e del meno come se fossero i più grandi esperti del mondo! Sono dei veri scienziati della negazione. Utilizzano questo linguaggio: “Questo progetto è un’utopia”, “Non ce la farai mai”, “Con questa crisi vuoi aprirti un’attività tutta tua?” ecc.
Come allontanarli?
Il problema vero sta nel fatto che non sanno nemmeno ciò che dicono. Per smascherarli e allontanarli occorre utilizzare il modello della precisione. Dobbiamo essere specifici e andare in profondità. Poniamo loro domande specifiche e pretendiamo delle risposte valide, non vaghe, qualunquiste.
Ad esempio se mentre spieghiamo un nostro progetto un killer ci dice: “Non illuderti, se non hai i soldi non puoi fare nulla” ribattiamo: “Per chi è vera questa osservazione? Hai fatto degli studi in merito? Quali sono le fonti a cui fai riferimento?”
Scopri il metodo Aikido Mentale
Ora vediamo le cose come stanno, andiamo a capire se chi ha realizzato i suoi progetti è sempre partito con i soldi.Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, iniziò la sua attività come apprendista incisore in una fabbrica. Secondo la rivista Forbes è il secondo uomo più ricco d’Italia e nel mondo occupa la cinquantanovesima posizione. Quanta strada ha fatto quest’uomo dall’orfanotrofio Martinitt di Milano! Lui da piccolo non aveva soldi, nessuno gli ha regalato nulla!
Anche tu pensi che per fare strada occorra possedere tanti soldi?
Gli uomini più ricchi del mondo sono quasi tutti partiti dal nulla. Pensa a Bill Gates, fondatore della Microsoft, la cui sede iniziale fu il garage di casa sua; a Larry Ellison che non conobbe mai il  padre e ha fondato la Oracle; a Karl Albrecht, l’uomo più ricco della Germania, che era figlio di un minatore; ad Amancio Ortega Gaona che iniziò a lavorare a 14 anni prima di fondare la catena internazionale di negozi Zara.
Tutti grandi personaggi che sono accomunati da un’unica cosa: hanno sprigionato il loro talento e allontanato i killer psicologici!


venerdì 7 giugno 2013

Come trovare la migliore soluzione

Quando siamo di fronte ad un dilemma solitamente affidiamo la soluzione alle nostre sensazioni. Se ascoltiamo bene le persone quando parlano, ci trasmettono molte informazioni in merito. Le frasi più ricorrenti sono: "ho preso una decisione d'impeto senza pensare", "il mio sesto senso mi diceva che...", "ho sentito qualcosa salire dallo stomaco", ecc

Quante volte abbiamo realmente preso decisioni basandoci sul ragionamento? Poche? Io direi pochissime. Ma esiste un metodo? E' possibile razionalizzare presupposti e alternative?

Negli anni sessanta alla Stanford University analizzarono le aziende statunitensi di successo. Da questa analisi nacque la ormai famosa analisi SWOT il cui acronimo sta per Strenghts, Weaknesses, opportunities e Threats. In italiano abbiamo in ordine: Punti di forza, Punti di debolezza, Opportunità e Pericoli.

Può essere utiliizata in vari ambiti della nostra vita, da quello lavorativo a quello personale. Le cose da chiedersi sono: come possiamo annullare le debolezze e dare spazio ai nostri punti di forza? Come protteggersi dalle minacce e cogliere le opportunità?

Queste sono domande cruciali. Come in figura occorre dividere il foglio in quattro parti disegnando una croce. Dare il nome opportuno ad ogni quadrante e poi elencare in ordine le idee che vengono in mente facendo ben attenzione a scriverle nei giusti quadranti. Il risultato deve essere quello di eliminare le minacce e trasformare i punti di debolezza in punti di forza.

Esempio: 
Problema: Sono state prodotte delle vetture con gli specchietti retrovisori di colore nero. Lo standard è che gli specchietti siano in tinta con il colore della carrozzeria. La vettura costa pochi € in meno e al cllietne va spiegato il problema e fatta firmare una manleva. Il rischio è quello di non vendere le auto e tenerle in giacenza per lungo tempo pagando molti interessi passivi sulle fatture. Quale miglior soluzione?

Ecco la soluzione disegnata da me su un foglio. Mentre mi cimentavo a cercare la soluzioneun mio collaboratore, per scherzo, di misse: "chiamiamole "Black Mirror". Che idea geniale! Era quello il modo di trasformare un punto di debolezza in punto di forza! Ecco l'analisi SWOT che uscì fuori!

Era circa un mese che avevamo queste vetture in stock e ne avevamo venduta solo una!
Facemmo un'offerta e la chiamammo "Black Mirror" dove evidenziavamo gli specchietti neri e il fatto che la vettura costava di meno.
Nel giro di pochi giorni vendemmo tutte le black mirror.


giovedì 6 giugno 2013

Cos'è un'abitudine?

Per definizione un'abitudine è un'acquisizione stabile di un particolare comportamento. Molte volte questi comportamenti diventano inconsci ed esprimono quotidianamente il nostro carattere. In assoluto non esistono abitudini buone e meno buone, noi le misureremo in termini di efficacia o inefficacia, 

Abbiamo detto che le abitudini formano il nostro carattere e che determinano la nostra efficacia quotidiana, quindi dobbiamo stare attenti a sceglierci le abitudini. 

Scomponiamo l'abitudine nei suoi aspetti essenziali, essa è composta da: conoscenza, capacità e desiderio.

La conoscenza risponde alla domanda "cosa fare", la capacità risponde alla domanda "come fare", mentre il desiderio risponde alla domanda "voler fare". Questi elementi sono essenziali e devono essere presenti insieme per poter definire un'azione ripetuta come abitudine.

Ad esempio posso sapere (conoscenza) che la lingua inglese offre molte possibilità di dialogo all'estero, so come fare per apprenderla (capacità) ma non ho nessuna motivazione (desiderio) a farlo. Finché non avrò un motivo per agire non metterò mai in pratica l'abitudine "studiare l'inglese". Se invece ho voglia di (desiderio)  instaurare buoni rapporti con i colleghi, ho modi, proprietà di linguaggio per avere buoni rapporti (capacità), però non so (conoscenza) che per farlo devo rispettare le persone, non chiudo il cerchio e "instaurare buoni rapporti coni colleghi" non diventa una mia abitudine.

Ti propongo un esercizio: pensa ad un'abitudine che vuoi cambiare e suddividila nelle suoi tre elementi essenziali: conoscenza, capacità, desiderio. Fatto ciò analizza ogni aspetto ed individua quello che può trascinare gli altri in una spirale ascendente di efficacia.

Esempio: smettere di fumare.
Può essere che sai benissimo cosa succede ai polmoni dei fumatori, hai anche le capacità per smettere di fumare, però non ne hai voglia. In questo caso dovrai lavorare sul desiderio per interrompere questa abitudine. Al contrario hai voglia e capacità per smettere di fumare ma non sai realmente cosa può comportare ciò per la tua salute, allora devi informarti, aumentare il tuo grado di conoscenza e andare oltre la scritta sulla scatola delle sigarette "il fumo uccide".

Solo quando i tre elementi essenziali di un'abitudxine sono allineati potrai cambiarla o farla tua. 







mercoledì 5 giugno 2013

Leadership come motore per le aziende

Sono tante le aziende che non vanno oltre il terzo grado di parentela. Solitamente i fondatori passano l'azienda ai figli che fanno fatica a portarla avanti e i nipoti dilapidano tutto il patrimonio. 

Le aziende che registrano alte performance nel tempo sono quelle dove la leadership copre un ruolo diverso rispetto alle aziende tradizionali. Queste aziende vengono fondate da un leader carismatico, ma poi si basano su una visione che coinvolge tutti i dipendenti e che riesce ad andare oltre la permanenza del leader stesso. 

Al vertice di queste aziende vi sono persone che propagano i valori aziendali, spingono le persone a scoprire nuovi prodotti, aiutano le relazioni, sviluppano un pensiero sistemico e sono sempre concentrati sul raggiungimento degli obiettivi. 

In queste aziende non esiste un solo leader, bensì chiunque ha le giuste competenze può dare un contributo per la causa.

martedì 4 giugno 2013

1° passo per fare carriera: ELABORA IL TUO PIANO DI SVILUPPO PERSONALE.


Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' IL PRIMO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.

ELABORA IL TUO PIANO DI SVILUPPO PERSONALE.

La cosa più importante è sapere dove stai andando. Se non hai un obiettivo non farai le scelte giuste e sarai vittima delle emergenze quotidiane. Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie spiega bene questo concetto. Alice chiede al gatto: «Mi dici per favore quale strada devo prendere?» Il  gatto risponde: «Dipende da dove vuoi andare». Alice ribatte: «Non mi interessa tanto dove» e il gatto replica: «Allora non importa quale strada prendere».
Sai qual è la strada che devi percorrere? Se la tua risposta è no, devi assolutamente fermarti a riflettere. Se non miri a qualcosa non colpirai mai nulla!

Elabora il tuo piano di sviluppo personaleChi nella vita ha fatto carriera sapeva benissimo dove voleva arrivare e quale strada percorrere. Nel suo piano ha inserito anche il fattore tempo: sei mesi, un anno, cinque anni, dieci anni. Inizia a fissare il tuo obiettivo a lungo termine: cosa farai fra cinque anni, e fra dieci? 
Non ci hai mai pensato? Non preoccuparti, sei in buona compagnia: tanti falliscono perché non hanno un piano di sviluppo personale, sono in balia delle emergenze quotidiane, viaggiano a vista, senza inserire il pilota automatico, perché non sanno che direzione prendere. 
Ma tu oggi puoi cambiare rotta e dirigerti verso il tuo sogno. Ogni tuo sforzo deve essere teso al raggiungimento del tuo obiettivo. Non aver paura di esprimere un obiettivo ambizioso: parliamo del tuo sogno e come tale non ha limiti.

Il tuo obiettivo lo devi esprimere in maniera positiva, dire «Non voglio più fare questo lavoro» non è un vero obiettivo. «Voglio dirigere il settore marketing» invece è un obiettivo, ma va espresso con maggiore dettaglio per essere ben definito. 
Se dici «Voglio guadagnare di più», l’obiettivo è posto in positivo però è generico e un obiettivo per essere tale deve essere specifico. Altra  caratteristica è la misurabilità; se fai o no dei progressi devi saperlo, devi poter intervenire in corso d’opera e aggiustare il tiro. 
Deve essere attraente, perché nei giorni difficili la motivazione gioca un ruolo fondamentale per non farti abbandonare il tutto.
Nel porti l’obiettivo devi sognare, ma allo stesso tempo devi pensare se è un obiettivo raggiungibile, sfidante sì ma anche e soprattutto raggiungibile. Nel fissare un obiettivo tieni sempre conto del fattore tempo. In quanto tempo vuoi raggiungere il tuo obiettivo? Se trascuri il fattore tempo, l’obiettivo si trasforma in un buon proposito. La gente è piena di buoni propositi, ma vuota di disciplina e tenacia.

Ora andiamo al punto successivo: devi definire con precisione il tuo ruolo all’interno dell’azienda. Vuoi essere uno specialista, oppure un comunicatore? Forse sei più portato a fare l’amministratore o sei un moderatore? Il ruolo che oggi svolgi è quello che desideri tu o quello che desiderano i tuoi colleghi o capi?
Il ruolo che ricopri comporta degli obblighi nei confronti dell’azienda, dei colleghi e dei capi. Il ruolo è importante perché è legato allo status. Lo status ti dà dei benefici. Per ogni status vi sono più ruoli, ad esempio lo status di direttore vendite comporta i ruoli di coach, di coordinatore, di valutazione, di lavoratore di squadra. 
Nella mia vita recito più ruoli, a casa svolgo il ruolo di marito, padre e uomo di casa, al lavoro di lavoratore di squadra e plasmatore, nel tempo libero gioco a fare lo specialista: studio in profondità gli argomenti che mi appassionano.
L’azienda ti affida un compito e ti dà un ruolo; pensa se quel ruolo può farti crescere. Se la risposta è no, cerca un ruolo che al momento in azienda manca, diventa il più bravo e inizia a recitare il nuovo ruolo affiancandolo a quello che già occupi. Così facendo ti creerai uno status più elevato.

Per fare ciò devi conoscere i tuoi punti di forza e di debolezza. Se all’interno del tuo team di lavoro sei uno specialista, l’essere pignolo, attento ai dettagli e perfezionista sono punti di forza, ma se occupi il ruolo di diplomatico sono dei punti di debolezza.

Devi ideare una tua strategia. Ogni cosa prima di essere realizzata deve essere immaginata e ideata! I grandi generali della storia, prima di muovere guerra ai nemici, studiavano il terreno, i punti di forza e di debolezza del nemico e delle proprie truppe, le vie di fuga, il morale degli uomini. Tutti fattori che servivano per formulare una strategia vincente. Prendevano in considerazione ogni minimo dettaglio. 
Napoleone Bonaparte immaginava la battaglia dall’inizio alla fine. Creava nella propria mente un film che avvolgeva e riavvolgeva, poi riuniva i suoi generali e spiegava loro la strategia nei minimi dettagli, fino ad arrivare alla resa dei nemici e ai trattati che avrebbero sottoscritto. Anche tu ora devi ideare la tua strategia per raggiungere la posizione a cui aspiri. 
Per fare ciò hai bisogno di allargare la tua visione attuale che è ridotta dalle difficoltà quotidiane, dalle emergenze, dal reagire soltanto al presente. Dovrai proiettarti nel futuro, immaginarti le varie tappe da percorrere e la vittoria da conseguire. Chiedi sempre di più a te stesso, allarga l’orizzonte della tua prospettiva e guarda il mondo con occhi diversi, non per vedere le cose come speri che siano ma per come potrebbero realmente svilupparsi.

Devi redigere un piano operativo. Questo è un passo fondamentale del piano di sviluppo personale. Qui si incontrano le idee e le azioni, o meglio le idee devono essere tradotte in azioni. Hai sicuramente sentito dire: «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare», oppure: «Passare dalle parole ai fatti». 
Chi pronuncia tali frasi, sovente lo fa per evidenziare la discrepanza che esiste tra buoni propositi e azioni. Eccoti al dunque, di fronte ai tuoi propositi, con le tue abitudini, le tue credenze; piccino, come Davide, affronti Golia. In questo caso Golia rappresenta le tue insicurezze.
Potremmo definire questo punto come la fase della concretezza. Dato l’obiettivo principale, spezzettalo in tanti mini obiettivi e per ognuno devi assegnarti ruoli, compiti e competenze. Il tempo è il fattore principale: la data di inizio e fine deve essere sempre indicata.

Come fai a capire se stai andando nel verso giusto? Per capirlo devi controllare e monitorare l’avanzamento del piano. Ogni fine settimana dedica un’ora di tempo alla valutazione dell’avanzamento del tuo piano. Non ti nascondo che molte persone si fermano qui: si danno obiettivi raggiungibili, scrivono un piano operativo dettagliato, studiano e acquisiscono nuove conoscenze, però non verificano se stanno procedendo secondo i piani prestabiliti. Misurarsi è di importanza vitale e per farlo ci vuole autodisciplina.

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