martedì 30 luglio 2013

Gli insegnamenti di Henry Ford: accettare le sfide

INSEGNAMENTO: accetta le sfide.

Henry Ford sapeva benissimo che avrebbe dovuto fare qualcosa di sensazionale per uscire alla ribalta e far parlare di sé. Sapeva che sarebbe riuscito nell'intento di produrre auto di buona qualità per il pubblico ad un prezzo basso. Individua l'opportunità di farsi notare sfruttando la moda delle corse sportive.

Pur non avendo nessun interesse per le competizioni, anzi pensa che sia un problema il fatto che molti costruttori pensano solo a costruire auto veloci anziché pensare a costruire auto per la gente comune, mette a punto un motore a due cilindri veloce e lo monta su uno “chassis”. Poi accetta la sfida del campione d'America Alessandro Winton di Cleveland e riesce anche a batterlo.
Henry in merito a ciò dice: “Fu quella la mia prima gara ed essa mi diede la notorietà sotto quell'unica forma alla quale  il pubblico si mostrava accessibile”.

Non ne aveva bisogno, ma la vittoria sul campione d'America per le corse, infuse maggiore convinzione a Ford sulla qualità del prodotto.
Il prodotto c'era, ora occorreva impegnarsi sui metodi produttivi: "I compratori imparano a comperare. La maggior parte terra’ conto della qualità e cercherà di avere per ogni dollaro quanto piu’ e’ possibile di qualità buona…. se voi vi disponete a produrre col criterio della qualità piu’ alta e a vendere col criterio del prezzo più basso, incontrerete una richiesta cosi’ grande da poterla anche chiamare universale”.

Ford inizia a pensare alla standardizzazione ma guardandola dal punto di vista del consumatore e non del produttore: "La standardizzazione puo’ essere veduta come un cattivo affare tranne che essa non comporti il programma di ridurre costantemente i prezzi ai quali e’ venduto l’articolo… il pubblico dovrebbe al contrario sempre meravigliarsi che gli si possa dar tanto per il denaro speso”.
Standardizzazione” (per usare il vocabolo come lo intendo io) non significa affatto la scelta dell’articolo  di piu’ facile vendita e la semplice concentrazione in esso. E’ invece un ricercare notte e giorno e probabilmente per anni, dapprima intorno a quello che meglio convenga al pubblico e poi intorno al modo di fabbricarlo.. quindi se noi abbiamo ricondotto l’industria dalla base del guadagno alla base del servizio noi ci siamo con cio’ assicurato un vero affare, i cui redditi non lasceranno nulla a desiderare”.

Nel 1903 nasce fonda la “Ford motor company” in cui espleta le funzioni di vice presidente, disegnatore, ingegnere in capo, soprintendente e direttore generale con capitale $100.000, di cui interamente versato solo $28.000.
All'inizio possiede solo il 25,5% delle quote, nel 1906 acquisisce il 51% con soldi guadagnati nella società) e subito dopo al 58%. Nel 1919 il figlio Edsel comprerà il rimanente 41,5%.
 

martedì 23 luglio 2013

Insegnamenti di Henry Ford: gli uomini hanno bisogno di essere liberi per lavorare.

Henry Ford nel 1899, dopo essersi licenziato dalla "“Detroit automobile company", affitta un magazzino magazzino di mattoni al n. 81 di Park Place di Detroit per continuare i suoi esperimenti e per “scoprire che cosa fossero veramente gli affari”.

Capisce che vi è un gap tra le aziende che vogliono "fare soldi" e le aziende che "vogliono costruire qualcosa nell'interesse del pubblico"
Egli scrive: “L’aspetto più sorprendente degli affari quali erano condotti era la grande importanza data alla finanza e la poca importanza data al servizio. Questo mi sembrava il rovescio del processo naturale per cui il denaro deve venire come risultato del lavoro e non precedere il lavoro”.
Il secondo aspetto che mi colpì negli affari fu la generale indifferenza ai migliori metodi di lavorazione fino a tanto che un prodotto qualsiasi si vendeva e apportava denaro…
Il mio pensiero, allora come oggi, era quello che se un uomo eseguisse a dovere il suo lavoro, il prezzo che egli ne avrebbe ricavato, il guadagno e tutte le altre questioni finanziarie si sarebbero messe a posto da sè e che un’azienda aveva da incominciare in piccole proporzioni e da svilupparsi gradatamente merce’ i propri redditi, se non ci fossero redditi, questo doveva costituire un avvertimento al proprietario
”. 

Forte di questi suoi convincimenti dice:
Decisi inoltre che, se non vi fosse mezzo d’avviarmi a quella specie d’attività’ che io pensavo potersi gestire nell’interesse del pubblico, io semplicemente avrei rinunciato a qualunque avviamento, giacché la mia breve esperienza personale, insieme con quello che vedevo succedere intorno a me, mi dava prove sufficienti che gli affari intesi come un semplice gioco per guadagnare denaro non meritavano che ci si spendesse molto pensiero e non erano senz’altro il posto per un uomo che aveva l’intimo bisogno di compiere qualche cosa.   Non mi parve  quella la giusta via per far denaro. E ancora aspetto che mi si dimostri essere quella la giusta via. Il solo fondamento di una industria reale, io insisto, e’ che essa renda servizio”. 

INSEGNAMENTO:
C’e’ un sottile pericolo in un uomo il quale pensi di essersi “messo a posto” per tutta la vita. Cio’ significa che al prossimo  giro della ruota del progresso egli sara’ buttato fuori”. 
Henry ford è un uomo che guarda avanti, a cui non piace lo status quo e traccia la sua personale linea innovativa:
Gli uomini d’affari vanno in rovina insieme con le loro imprese perché amano le vecchie vie al punto da non sapersi risolvere a cambiarle. Li si trova da ogni parte codesti uomini che non sanno che ieri e’ passato, e che si son destati anche questa mattina con le loro idee dell’anno scorso, potrebbe quasi iscriversi come una formula che quando un uomo incomincia a pensare d’aver trovato il suo metodo, egli farebbe meglio a incominciare un piu’ investigativo esame di se’ per scoprire se qualche parte del suo cervello non sia andata a dormire. C’e’ un sottile pericolo in un uomo il quale pensi di essersi “messo a posto” per tutta la vita. Cio’ significa che al prossimo  giro della ruota del progresso egli sara’ buttato fuori”.

INSEGNAMENTO: Gli uomini hanno bisogno di essere liberi per lavorare. 
L’influenza del denaro – la pressione per ricavar profitto da un’investizione di capitale  - e la trascuranza e l’indebolimento del lavoro che ne conseguono e si riflettono quindi sui servizi, mi si rivelarono in molte guise, essere alla radice della maggior parte degli inconvenienti. Erano la causa dei bassi salari: giacche’ se il lavoro non e’ ben diretto, non si possono pagare alte mercedi. E se tutta l’attenzione non e’ concentrata sul lavoro, esso non puo’ essere ben diretto. La maggior parte degli uomini hanno bisogno di essere liberi per lavorare: col sistema vigente essi non potevano essere liberi. Durante il mio primo esperimento io non ero libero; non potevo dare pieno svolgimento alle mie idee. Ogni cosa doveva essere concepita per far denaro; l’ultima considerazione era il lavoro. E il lato piu’ curioso di tutto cio’ era l’insistenza nel predicare che era il denaro e non il lavoro quello che contava. Nessuno era colpito dall’assurdità’ che il denaro avesse la precedenza sul lavoro, sebbene ognuno dovesse ammettere che dal lavoro doveva venire il guadagno, pareva si desiderasse trovare una scorciatoia per il denaro e passare per quella che si presentava piu’ ovvia: cioe’ attraverso il lavoro.


In quel piccolo magazzino Henry Ford fa una lunga e profonda riflessione sull'attuale sistema lavorativo e rafforza la sua persoanle visione. Qui prendono vita i valori imprenditoriali, la mission della futura Ford Motor Company, qui nase la sua personalissima nuova business idea. La sua strategia è chiara e vuole:
  1. produrre un’automobile buona a basso prezzo, abbinata a un servizio continuo per il cliente;
  2. trovare metodi di produzione e distribuzione radicalmente diversi e innovativi risperro a quelli dominanti.
Questo è il passo decisivo, Henry Ford da bruco meccanico si trasforma in farfalla imprenditore.

giovedì 18 luglio 2013

Le conseguenze dei nostri errori...

Nel post "Sei proattvo o reattivo" abbiamo affrontato i due concetti di Sfera d'influenza e Sfera di coinvolgimento

Però, prima di focalizzarci sulla nostra sfera d'influenza occorre tenere ben a mente due concetti: le conseguenze e gli errori.

Noi come uomini siamo liberi di agire, di operare le nostre scelte, ma non ne controlliamo le conseguenze. Possiamo solo prevederle ma non riusciamo a controllarle. Ad esempio se decidiamo di condurre una vita all'insegna del sotterfugio, agiamo in maniera disonesta con i nostri clienti, le conseguenze saranno diverse se veniamo scoperti o meno.

Le scelte che operiamo e che ci portano a conseguenze negative per noi le chiamiamo errori. Sono quelle scelte che se potessimo rifare le cambieremmo. Gli errori del passato sono situate nella nostra sfera di coinvolgimento e quindi non possiamo farci nulla, non possiamo cambiarli nè controllarli, però possiamo imparare da essi per correggerci ed evitare in futuro nuovi errori dello stesso tipo. 

Riconoscere i propri errori fa parte di un carattere proattivo, mentre non riconoscere i propri errori porta la persona all'autoinganno, alla giustificazione, alla reattività. E' questo un errore di grado molto alto che spesso ci porta a fare ricorso a quelle che vengono definite le "menzogne razionali".

Quindi la qualità della nostra vita non dipende dagli errori che commettiamo, bensì dalla risposta che diamo ad essi: siamo liberi di scegliere le nostre azioni ma non ne conosciamo le conseguenze ma dagli errori possiamo apprendere.

mercoledì 17 luglio 2013

La prima competenza del collaboratore autonomo: rivalutare le credenze limitanti

La nostra tendenza è quella di credere in cose che non conosciamo affatto. Nel post "Lotta contro le opinioni dominanti" potrai leggerne un esempio pratico ricavato dalla biografia di Henry Ford.

Un altro esempio l'ho riportato nel post "Superare i propri limiti
Sei uno di quelli che sta pensando: "Ma io conosco bene le cose in cui credo"? Allora ti invito a leggere subito il post "Le certezze che creano nemici

Nell'azienda in cui lavori, hai mai sentito dire a qualcuno questa frase? "Perché mai dovrei assumermi questa responsabilità"? "Qui nessuno ti gratifica, ogni cosa è dovuta", "Non riuscirò mai a portare a termine quel lavoro". ecc.

Sono queste tutte affermazioni limitanti che inibiscono il nostro operato e non danno adito a sfruttare il nostro vero potenziale. Queste credenze limitanti sono come una palla al piede che portiamo nel corso della nostra vita. Man mano che passano gli anni iniziamo a farci l'abitudine, iniziamo a pensare che forse non possiamo correre perché è così, punto e basta. Questa palla al piede ci permette di camminare ma non possiamo assolutamente nuotare perché ci porterebbe in fondo ma non ci permetterà mai di prendere il volo. 

E' importante disfarcene il prima possibile. Come? Andando in fondo ad ogni questione senza restare in superficie. Se ad esempio pensi che il tuo capo potrebbe arrabbiarsi se prendi una decisione in maniera autonoma pensa se ciò è vero. Ci sono casi in cui chi ha preso decisioni in azienda non è stato redarguito, anzi incoraggiato? Pensi veramente che se hai preso la giusta decisione qualcuno possa arrabbiarsi con te?

A me è capitato, nessuno voleva prendersi la responsabilità, il capo non era raggiungibile telefonicamente ma noi dovevamo obbligatoriamente prendere una decisione. I miei superiori si tirarono indietro con qualche scusa e allora decisi di agire. L'ho fatto perché non avevo altre soluzioni, perché ho pensato che forse era la cosa migliore da fare, ho iniziato a pensare come l'avrebbe affrontato il problema il capo e così ho agito.
I miei superiori mi dissero che avevo commesso un grosso errore e che ne avrei pagato le conseguenze. Quando il capo rientrò in ufficio,subito corsero a riferirgli dell'accaduto. Era un capo autoritario e non lasciava molto spazio ai subalterni. Con grosso sconcerto da parte di tutti valutò la mia azione e disse che lui non avrebbe potuto fare di meglio, si congratulò con me e disse "Finalmente qualcuno che sa prendersi delle responsabilità in quest'azienda"

Ricorda: non dare per scontato cose che non conosci affatto


martedì 16 luglio 2013

7° passo per fare carriera: AFFINA LE TECNICHE DI SVILUPPO PROFESSIONALE.



Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' L'ULTIMO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNO  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.


AFFINA LE TECNICHE DI SVILUPPO PROFESSIONALE

Per renderti meglio l’idea, io posso tracciare un sentiero, sei tu che dovrai arare il terreno e piantare il seme. Sei tu che dovrai anche raccogliere i frutti del tuo lavoro. A me resta la soddisfazione di averti aiutato e di essere stato utile al mio prossimo. Almeno è quello che spero.
Anche quando raccogli i frutti, dopo un duro lavoro, devi continuare a lavorare. Ti chiederai il perché, ma la risposta è semplice: le erbacce sono sempre in agguato e pronte a prevaricare sul terreno, e tu devi estirparle continuamente.

La nostra mente è come un giardino e le erbacce rappresentano le false credenze. Queste false credenze sono limitanti e portano al fallimento. Devi coltivare una mente aperta. Per farlo devi continuamente estirpare erbacce e piantare semi. Nei limiti del possibile cerca di prevedere ed eliminare le minacce prima che possano verificarsi e metterti in difficoltà. Dormire sugli allori è un errore che non puoi permetterti. 
Ogni giorno devi compiere determinate azioni, migliorare nel tuo campo, sviluppare programmi. Ogni giorno devi disciplinarti e compiere un miglioramento. Napoleon Hill, padre del pensiero positivo, diceva che ogni giorno devi «Percorrere un miglio in più», che significa dare di più di quanto richiesto.
Per avere di più, quindi, devi fare di più. Questo è un principio che devi seguire, se vuoi ottenere di più. Dare di più non significa soltanto lavorare più ore o studiare più ore, significa anche farlo meglio, cioè con maggiore efficacia.

Sei arrivato alla fine dell’articolo. Questo è già un buon inizio. Nel corso della mia esperienza ho avuto modo di maturare i concetti che hai letto. Alcuni fanno parte della letteratura odierna e passata, mentre molti sono frutto di esperienza diretta. Nell’ebook ci sono consigli pratici che non troverai nei corsi di management o di aggiornamento.
Comunque tra l’insegnamento e la realtà esistono dei gap. Questi gap sono dovuti a una realtà estremamente complessa e impossibile da prevedere con esattezza, perché le variabili sono troppe. Non pretendo che impari tutto, ma ti invito a rileggere l’articolo più volte e a riflettere sugli argomenti che reputi migliori.
I consigli che ti ho illustrato per me hanno funzionato, forse per te vanno leggermente riadattati, comunque ti consiglio di avere un approccio scientifico: prima sperimenta, poi giudica. Così facendo capirai meglio i concetti, li approfondirai e ci metterai del tuo.
Winston Churchill disse: «Nella vita di ogni uomo arriva un momento particolare in cui, in senso figurato, si sente bussare sulla spalla e gli viene offerta l’occasione di fare qualcosa di speciale, unico e adeguato al suo talento. Che tragedia se si facesse trovare impreparato o incapace di svolgere il lavoro in cui toccherebbe la sua punta massima».
Ora però devi prendere l’iniziativa e agire: senza azione non c’è promozione! Buon lavoro e buona promozione!


mercoledì 10 luglio 2013

Leader tra leaders, questa è la nuova sfida.

Come abbiamo avuto modo di vedere nel post "La forza dell'empowerment" le varie schematizzazioni tradizionali come stili gerarchici, democratici, ecc. stanno facendo posto ad un nuovo ordine: l'empowerment. 

Questo passaggio accade quando le persone si prendono la responsabilità di ciò che fanno e collaborano per il raggiungimento di uno scopo comune, così al potere si sostituisce l'empowerment.

Per far crescere questa cultura in azienda, in famiglia ed in qualsiasi gruppo di persone, occorre creare dei collaboratori autonomi. Cioè il leader deve allontanarsi dal paradigma del "controllo" e del "comando" ma allo stesso tempo anche il collaboratore deve iniziare a essere proattivo e intraprendere delle iniziative e non aspettare che qualcuno dall'alto gli dica cosa fare. 

Il rapporto tra leader e collaboratori diventa sempre più stretto e finalizzato, d'altra parte come potremmo avere un leader senza sostenitori o viceversa sostenitori senza leader? 

Secondo me il vero leader è colui che riesce a far progredire le persone che ha sotto il suo comando, riesce a prenderne il meglio di ognuno e a farli diventare a loro volta leader o comunque persone in grado di fare la differenza e responsabilizzarsi.

Per creare dei collaboratori responsabilizzati e autonomi occorre sviluppare in loro l'idea di auto formarsi. Ogni addetto aziendale deve avere ben chiaro in mente il suo grado di formazione e l'obiettivo a cui vuole ambire. Il collaboratore diventa realmente autonomo quando riesce a sviluppare conoscenza e competenze

Di seguito le tre competenza base che il collaboratore autonomo dovrebbe sviluppare:
  1. Rivalutare le credenze limitanti;
  2. capire le proprie forme di potere e valorizzarle;
  3. unire le forze e collaborare per il successo del gruppo.

Queste tre competenze le svilupperemo singolarmente nei prossimi post.

martedì 9 luglio 2013

6° passo per fare carriera: CREA LA TUA NUOVA IDENTITA'.


Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' IL SESTO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.
Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.





CREA LA TUA NUOVA IDENTITA'

Il cammino verso la tua promozione ti porta inevitabilmente a toccare argomenti che hanno a che fare con il tuo essere profondo, cioè con la tua identità. Se pensi come un capo, agisci come un capo, ti comporti da capo, hai le capacità del capo: allora sei tu il capo. Anche se non sei il capo nominativo, lo sei sul campo effettivamente. Se ti piace il gioco del calcio avrai sicuramente sentito parlare di giocatori che sono allenatori in campo. Questi giocatori non hanno bisogno di prendersi il brevetto di allenatore: lo sono già. I loro compagni gli riconoscono capacità e leadership. Lo stesso vale per te. Sei già un capo ma devi rendertene conto. La nomina effettiva sarà soltanto questione di tempo e di denaro.
gatto leoneSe un collega chiede a te delle delucidazioni su come svolgere un lavoro e non al responsabile, non è questo un segno tangibile che il vero capo, quello in campo, sei tu? Se questo ti capita di sovente allora devi prendere consapevolezza e dire: «Il vero capo sono io».

L’identità è riferita a tutte quelle frasi in cui utilizzi il verbo “essere”. Ad esempio se dici: «Io sono un ottimo genitore» o «Io sono un discreto dipendente», stai affrontando la cosa a livello di identità. A questo livello l’impatto su te stesso è enorme! Può potenziarti, come distruggerti.

Tendenzialmente siamo portati a estremizzare, e se un giorno abbiamo avuto una performance negativa siamo pronti a buttarci la croce addosso. Lo stesso facciamo con i nostri figli, i nostri amici, i nostri collaboratori. Ad esempio, se un giorno ti sei comportato male, non puoi affermare che sei una persona malvagia. 
Devi analizzare bene il perché ti sei comportato così male, quante volte ti comporti male nell’arco di una giornata, con chi ti comporti male ecc. Probabilmente scoprirai che non sei affatto malvagio e che hai un problema non a livello di identità, bensì a livello di comportamento. Lo stesso vale se l’analisi anziché farla su te stesso la fai sugli altri.

lunedì 8 luglio 2013

La forza dell'empowerment...

Come fanno le migliori aziende a stare sempre ai vertici e battere costantemente la concorrenza?

Oltre all'attenzione che viene riservata ai clienti, vi è un'altra arma a disposizione delle aziende: l'empowerment.

Cos'è l'empawerment e come mai è così importante?

L'empawerment consiste nello sprigionare le capacità del personale, nell'attingere alle loro risorse più profonde, nell'attivare la loro motivazione finalizzandola ad un lavoro efficace e allo stesso tempo produttivo sia per il dipendente, per l'azienda e per il cliente.

Assistiamo spesso a capi despota, che urlano, sbraitano, risolvono i problemi con azioni gerarchiche e reprimono le capacità e l'inventiva di tante persone.

Le aziende di successo sanno ascoltare i loro dipendenti, sono loro in prima linea e sono loro ad avere diretto contatto con i clienti, quindi ascoltano i commenti, interagiscono, li mettono in condizioni di operare anche fuori dal rigido incarico e protocollo.

L'empawerment aiuta a liberare il potere che è insito in ogni persona e utilizzarlo per ottenere dei risultati positivi per l'azienda sia in termini di introiti economici che di soddisfazione della clientela. 

Sai perché sono poche le aziende che sviluppano realmente, quindi non solo a chiacchiere, questo concetto? La risposta è semplice: perché non è per nulla facile.

Richiede un salto di paradigma, sia per la leadership aziendale che per i lavoratori. infatti spesso si incappa nell'errore di pensare che libertà di operare nei confronti dei clienti significhi libertà di fare come ci pare senza considerare che la libertà porta con sé rischi e responsabilità. 



martedì 2 luglio 2013

5° passo per fare carriera: SVILUPPA LE CREDENZE DA CAPO.


Angelo Emidio Lupo
QUESTO E' IL QUINTO DI SETTE  POST IN CUI TI INSEGNERO'  AD UTILIZZARE L’ENERGIA CHE HAI DENTRO DI TE PER INDIRIZZARLA VERSO UN PRECISO OBIETTIVO: LA TUA CARRIERA. IMPARERAI A MUOVERE GUERRA A TE STESSO E ALLE TUE CREDENZE AUTOLIMITANTI.
Scoprirai che con piccoli accorgimenti farai passi da gigante, Passi che ti porteranno a compiere quel salto di qualità necessario al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. 
Innanzi tutto ti dico che non c’è risultato se non c’è azione!  L’articolo è diviso in sette passi da seguire per fare carriera: leggi prima tutto l’articolo per avere una visione d’insieme, poi leggi un passo alla volta, rifletti e infine agisci.

Ricorda che non c’è risultato se non c’è azione.


SVILUPPA LE CREDENZE DA CAPO

Abbiamo detto che devi iniziare a comportarti da capo, devi anche acquisire le capacità da capo. Ora devi compiere il passo successivo: sviluppare le credenze da capo. Questo è il passo più difficile da affrontare e superare. Tutti i limiti che ti sei imposto, le opportunità che vedi, i sogni a cui ambisci, prendono tutti vita dalle credenze che intimamente hai sviluppato.
Ad esempio, se hai fatto propria la credenza che fa carriera solo chi scende a patti e tu ti ritieni una persona integerrima, difficilmente farai carriera. In realtà a fare carriera sono sia coloro che scendono a patti, sia coloro che sono integerrimi. Il problema sta nella tua credenza: se non ti togli di dosso questo fardello, inconsciamente, contrasterai il tuo operato. Non ce la metterai tutta, non darai tutto te stesso e probabilmente non riuscirai.

Qui non si tratta di apprendere delle capacità o di assumere certi comportamenti. Come abbiamo visto nei passi precedenti, un pò di disciplina, unita a una forte volontà, ti portano dritto al successo. Non si tratta di togliersi un paio di occhiali e cercare di vedere il mondo da più punti di vista. Tratteremo argomenti che sono strettamente collegati al tuo sistema operativo, quel software che è alla base degli elaboratori elettronici, di cui ogni altro software ha bisogno per funzionare. Se ad esempio sul tuo computer installi Windows, i programmi elaborati per Apple non funzionano, né tanto meno quelli sviluppati per Linux. I cosiddetti sistemi operativi hanno un’importanza superiore in quanto condizionano quelli funzionali.
Per vincere questa sfida devi superare te stesso, andare oltre il tuo modo di pensare. Devi muovere guerra a te stesso, in particolare alle tue credenze.

L’attitudine a credere in cose che, in effetti, non conosciamo affatto, è deleteria e ci fa prendere decisioni sbagliate. Di seguito ti elenco otto credenze che accomunano gli uomini di successo.
    Crescita
  1. sei tu la causa sia dei tuoi successi che dei tuoi insuccessi;
  2. esistono risultati buoni e meno buoni, non esistono insuccessi;
  3. il lavoro è divertimento;
  4. non puoi conoscere tutto, però all’occorrenza puoi approfondire l’argomento;
  5. non ci sono risultati senza azione;
  6. non devi reggere allo stress e alle forti pressioni: devi gestirle;
  7. la risorsa più grande è rappresentata dalle persone;
  8. per avere successo devi migliorarti costantemente;

Se vuoi fare carriera smettila di raccontarti frottole e inizia a pensare e ad agire con intelligenza. Fai subito tue le otto credenze di coloro che hanno avuto successo.



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